In uno dei suoi ultimi interventi pubblici, lei ha parlato di una regio ignota, termine utilizzato in esogeologia per indicare il territorio di un corpo celeste che si distingue dagli altri per la maggiore o minore intensità di luce riflettente. A guardar meglio questa insolita metafora sembra di riconoscervi i lineamenti dell’inconscio come generalmente viene inteso dalla psicoanalisi. Perché non utilizzare questo termine ampiamente collaudato?
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Viaggio al di qua della coscienza
Di solito non riflettiamo su come gli oggetti si presentano alla nostra coscienza. Né su come gli atti di coscienza si danno alla nostra riflessione. Eppure è proprio questa relazione a farci familiarizzare con le cose, a farci sintonizzare con gli altri, a tracciare una linea di continuità tra presente e passato. È un’esperienza primaria su cui la riflessione può influire solo minimamente.
Alla base del faro non c’è luce ..
Non sapremo mai in che modo pensieri e voci si compongono in quel perfetto mistero che chiamiamo libro. Scrivere è, inevitabilmente, un’esperienza delle vicissitudini del linguaggio e delle sue parole che, come frammenti di testi remoti, riprendono a vivere aprendosi all’avvenire. Come se, a nostra insaputa e instancabilmente, un testo segreto avesse lavorato in noi per dar vita a costellazioni di senso, a domande senza risposta…